Buon lavoro Presidente La Russa… alla faccia di chi parla della deriva fascista

Per quanto ci dividano numerose idee sulla concezione di Destra, non posso che essere contento di vedere Ignazio La Russa seduto sullo scranno di Presidente del Senato della Repubblica Italiana. È la vittoria morale di un mondo politico spesso ghettizzato e silenziato, che trae le sue radici negli Anni di Piombo, vive l’esperienza del Fronte della Gioventù, il Movimento Sociale Italiano, il ciclo vitale di Alleanza Nazionale e arriva in Fratelli d’Italia.

Mi piace considerare La Russa non solo come un politico, quanto come una pietra miliare della storia politica della Destra italiana. Una persona, prima che senatore e istituzione, che fa da memoria storica a più giovani su quello che è il nostro passato: la passione con cui ricorda l’amico Sergio Ramelli, è solamente una delle tante tematiche che potremmo citare ad esempio.

Ebbi modo di conoscerlo al Senato della Repubblica, quando una mia cara zia organizzo lì un evento sulla verità biografica attorno alla morte di Claretta Petacci, ovvero l’ultima donna di Benito Mussolini. Il presidente La Russa venne ad ascoltare con grande garbo, incuriosito e soprattutto affascinato da una tesi storica – e quindi scientifica – che ribaltava la narrazione politicizzata attorno a quelle che fu la compagna del Duce. Ebbi il piacere di stringergli la mano, in quello che considerai da quel giorno come il “politico gentiluomo” della Destra italiana.

Anche lui un romantico della politica, ma cosciente che entrambi proveniamo da diverse parrocchie. Io all’età di 32 anni ho compreso come nelle mie vene scorra il sangue di un Sociale, di un fascino verso il Mussolini socialista e che probabilmente, avessi vissuto politicamente Fiuggi ‘97, sarei stato tra quelle persone che non avrebbero aderito ad Alleanza Nazionale per perseguire una Storia che non andava rinnegata. Lui vedeva da sempre la Destra di Governo, sul disegno tracciato ieri da Giorgio Almirante, poi Gianfranco Fini e oggi rappresentato da Giorgia Meloni.

Due mondi diversi, con la consapevolezza personale che tali realtà non sono destinate a toccarsi mai. Ma questo non toglie il rispetto per la persona, per qualcuno – che a modo suo – non ha mai rinnegato quella storia.

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