Andando Controcorrente – Quelle trattative Stato-Mafia alle spalle di Borsellino

Inauguro la rubrica domenicale “Andando Controcorrente”, parlando del rapporto tra lo Stato italiano e la Mafia palermitana.

Per onorare e perseguire i valori della legalità, oggi è necessario parlare di una tematica ai più scomoda. Dopotutto, è la storia a dirci come quantomeno sia “ambiguo” il rapporto che lega la nostra classe politica agli ambienti mafiosi.

Se la sentenza d’Appello ha sentenziato lo scorso anno come non ci fu la Trattativa Stato-Mafia, le motivazioni uscite ieri fanno porre più di qualche riflessione nel merito. Quando si parla di “una trattativa che ci fu, per preservare l’interesse nazionale”, oggettivamente da cittadini dobbiamo porci più di qualche domanda davanti all’azione dello Stato.

In tal senso, si avvertono delle storture nell’apprendere come “certi accordi furono messi in atto per fermare il periodo stragista in Italia”. Al di là del peso etico in cui uno Stato – che si definisce democratico – arriva a sedersi allo stesso tavolo di criminali, a cosa ha portato tutto ciò?

Anzitutto ad accelerare la morte del magistrato italiano Paolo Borsellino, che – seguendo le giustificazioni della Giustizia italiana – videro nella strage di via d’Amelio il perfetto scopo per zittire la voce dell’eroe italiano e non alterare gli equilibri interni di Cosa Nostra. Insomma, alla fine dei conti più una tutela al sistema Mafia, che oltretutto esce come meno colpevole di certe azioni da questa sentenza, che una reale difesa dell’interesse nazionale.

Eppure il fatto tocca numerose sfere: l’apparato economico-imprenditoriale; la società siciliana e, in ultimo, gli equilibri politici che hanno scritto importanti pagine della storia repubblicana della nostra Nazione. Non solo l’immagine di una Mafia come entità criminale e stragista, ma anche mezzo di difesa del potere governativo e soprattutto macchina per produrre preferenze politiche o di pressione sull’azione governativa (locale e nazionale).

Su Il Fatto Quotidiano di oggi, vengono fatti dei nomi intorno a questo sistema, a cominciare da quello altisonante di Totò Riina. Oggi sappiamo come i vertici dello Stato e della Magistratura, al tempo si sedevano al tavolo anche con lui. Peraltro, facendo tutto alle spalle di Paolo Borsellino: l’Eroe che oggi omaggiamo, insieme a Giovanni Falcone, come perno della lotta alla Mafia.

Ma potevamo, o possiamo ancora, realmente sconfiggere la Mafia davanti a simili sistemi e menzogne prodotte dallo Stato?

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Focus!

Potrebbero anche interessarti: