Nel nuovo film After the Hunt, Luca Guadagnino firma un intenso thriller psicologico che mette in scena Julia Roberts nei panni di una docente divisa tra ambizione e verità. Un racconto lucido e spietato della società contemporanea, dove il giudizio, il potere e la memoria plasmano il destino degli individui.
After the Hunt: il nuovo affresco morale di Luca Guadagnino
Con After the Hunt, Luca Guadagnino porta sul grande schermo una riflessione profonda sui difetti della società occidentale e americana. Il film si colloca nel solco dei suoi precedenti lavori d’autore, affrontando con rigore e sensibilità temi come la verità, il potere, la colpa e la memoria.
Trama e ambientazione del film
La protagonista, Alma Olsson (Julia Roberts), è una docente di filosofia in attesa della cattedra all’Università di Yale. Al suo fianco ci sono l’assistente Hank (Andrew Garfield), presuntuoso e provocatore, e la giovane dottoranda Maggie Price (Ayo Edebiri), alle prese con le sfide della competizione accademica e i dilemmi etici del potere.
L’equilibrio apparente dell’ambiente universitario si rompe quando Maggie accusa Hank di molestie. Alma, paladina dei diritti femminili, si ritrova divisa tra la lealtà verso il collaboratore e il dovere morale.
Da questo conflitto nasce un intenso thriller psicologico, dove dire “la cosa giusta al momento giusto” vale più del possesso della verità.
Julia Roberts: il volto del dubbio e dell’ambizione in After the Hunt

Per molti critici, After the Hunt offre la migliore interpretazione di Julia Roberts dell’ultimo decennio.
Il suo personaggio è una maschera pirandelliana, sospesa tra la ricerca della verità e la necessità di mantenere intatta la propria immagine pubblica.
La Roberts incarna il dramma di chi vive in un mondo dove la reputazione accademica è più fragile della verità, e dove la privacy diventa un’arma a doppio taglio.
Il ticchettio dell’orologio, simbolo del tempo che scorre e giudica, accompagna la sua routine fatta di pillole, conferenze e compromessi. Alma è un’eroina tragica: vittima e carnefice, costretta a recitare un ruolo in una società che non perdona.
Il giudizio, la verità e il compromesso
Guadagnino costruisce una riflessione sottile sul peso del giudizio sociale.
La verità non è mai assoluta, ma filtrata dalle percezioni e dalle convenienze.
Ogni parola detta o taciuta diventa un’arma, ogni relazione un terreno minato dove l’etica cede il passo alla strategia.
Il film ci mostra una giustizia di comodo, che serve a mantenere gli equilibri e a salvare le apparenze, piuttosto che a ristabilire la verità.
Il viaggio nei temi morali e la critica alla società contemporanea in After the Hunt
After the Hunt è una parabola sui limiti del pensiero occidentale, che predica valori assoluti ma vive di compromessi.
Guadagnino invita lo spettatore a riflettere sul rapporto tra morale e successo, principi e ambizione, apparenza e sostanza.
Il “Me Too” e il politicamente corretto sotto la lente di Guadagnino
Il regista affronta con coraggio il tema del politicamente corretto e delle battaglie di giustizia sociale.
Critica un sistema che etichetta e giudica, spesso senza verificare i fatti, generando tribunali popolari e sentenze mediatiche che distruggono reputazioni e vite.
La filosofia come specchio dell’ipocrisia
Nel contesto accademico, la filosofia morale perde il suo significato originario.
Chi la insegna, come Alma, è costretto a tradire i propri principi per sopravvivere in un ambiente competitivo, dove contano più le relazioni pubbliche che l’integrità intellettuale.
Potere e memoria: le chiavi di lettura del film
Due concetti dominano la pellicola: il potere e la memoria.
Il potere è la capacità di controllare e manipolare, anche a costo di sacrificare gli affetti.
La memoria è una cantina di segreti e colpe rimosse, pronte a riemergere e a riscrivere la storia di una persona.
Guadagnino mostra come ogni individuo nasconda verità inconfessabili, che possono diventare armi o condanne.
In un mondo dove la trasparenza è solo apparente, la memoria diventa strumento di potere.
La regia e la scrittura di Guadagnino
Con After the Hunt, Guadagnino firma una nuova perla del cinema d’autore.
Il regista mette in scena la complessità dei comportamenti umani, con una fotografia raffinata e un montaggio contemplativo.
Le immagini si soffermano sui volti che giudicano e vengono giudicati, restituendo allo spettatore la tensione di ogni parola e gesto.
Il film diventa uno specchio crudele della vita quotidiana, dove le critiche d’ufficio e le ambizioni personali si intrecciano in un eterno teatro di maschere.
Il senso della giustizia e l’animale sociale in After the Hunt
Il mondo accademico di After the Hunt ribalta la visione di Aristotele: l’uomo, da animale sociale, diventa lupo solitario, mosso da fame di successo più che da virtù.
Guadagnino denuncia una società dove il risultato vale più dei principi, e l’ambizione prevale sulla solidarietà.
Il film rivela un’umanità smarrita, prigioniera di compromessi e incapace di autenticità.
L’interpretazione visiva e sonora
La colonna sonora alterna momenti di sospensione e inquietudine, evocando atmosfere da film horror psicologico.
Il suono costante dell’orologio scandisce la monotonia di Alma, simbolo di un destino già scritto.
La scenografia minimalista e i toni freddi amplificano la sensazione di alienazione e controllo.
Un film necessario per il pubblico contemporaneo
After the Hunt è un film che va oltre la visione: richiede comprensione, riflessione e autocritica.
Guadagnino ci invita a riconoscere le maschere che indossiamo, i ruoli che recitiamo, le bugie che accettiamo per sopravvivere.
È un’opera destinata a un pubblico colto, capace di interrogarsi sul senso morale dell’esistenza e sulle ipocrisie del mondo moderno.
Al cinema, il film restituisce la pienezza visiva e sonora necessaria per coglierne la profondità: una dimensione che si perderebbe nel formato domestico.


