Affaire Russia, l’ennesima gogna mediatica a Salvini

Va premessa una cosa: chi scrive non è un elettore di Matteo Salvini. Eppure, delle lecite domande vengono spontanee, specie quando certi processi diventano un subdolo modo per poter scardinare un equilibrio politico in Italia.

Se in altri Paesi si parlerebbe tranquillamente di colpo di Stato, qui la Giustizia si limita a favorire gli interessi politici del Centrosinistra e ostacolare, in qualsiasi modo, un’esperienza di Governo sotto le mani del Centrodestra. L’affaire Russia ne è il lampante esempio, dove la Giustizia cerca di estromettere dal campo politico un esponente scomodo a quel mondo ex comunista.

Dopotutto, si è arrivati a un processo senza nessuna prova che confermasse un reato da parte di Matteo Salvini o della stessa Lega. Servirebbe da capire, allora, su cosa venisse giudicato il segretario leghista, considerato come non ci fosse neanche nessun appiglio verso un suo presunto illecito.

In realtà, gli inquirenti, con questa metodologia, hanno solo sfornato l’ennesimo tritacarne mediatico, mettendo Matteo Salvini nella bocca di giornalisti faziosi e pronti a tutto pur di parlarne male davanti a una telecamera televisiva.

Ciò che è inquietante in tutto questo, è la politicizzazione della Magistratura in Italia. Di come si può essere indagati e soprattutto giudicati, senza uno straccio di prova e in un processo tutto ideologico da parte degli inquirenti.

Nel 2019, L’Espresso lanciava uno scoop su un audio peraltro registrato male, lo consegnava in Procura e faceva aprire un’indagine più politica che realmente interessata a chiarire i rapporti tra alcuni gruppi della politica italiana e la Russia. Di cosa però abbiano scritto troppi giornalisti sull’argomento, è totalmente ignoto, considerato come di tali rapporti non ci sia mezza prova.

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